Il Sole 24 Ore: l'Europa tra la corsa al riarmo e il progetto di difesa comune

Il Sole 24 Ore: l'Europa tra la corsa al riarmo e il progetto di difesa comune

di Roberto Scaramella

Questo articolo è stato pubblicato su Il Sole Ore il 17 aprile 2022.

L'Europa tra la corsa al riarmo e il progetto di difesa comuneL'invasione dell'Ucraina alle porte dell'Europa e della NATO ha rimesso in discussione l'equilibrio geopolitico degli ultimi 30 anni.

Secondo le prime stime, si prevede un aumento complessivo della spesa per la difesa del 40% in 5 anni. In questo contesto, il processo di integrazione europea della difesa torna a essere percepito come una priorità. Tuttavia, negli ultimi anni l'aumento della spesa è stato gestito prevalentemente su base nazionale, con conseguenti inefficienze di costi e perdita di competitività tecnologica a livello globale, e la crisi in Ucraina rischia di accentuare questa tendenza, che va contrastata ora, per accelerare verso la difesa comune Nonostante la crescita di iniziative comunitarie e l'aumento della spesa, gli investimenti congiunti sono in calo dal 2016 Il progetto di difesa comune ha subito una accelerazione negli ultimi 10 anni. Tuttavia, nonostante l'aumento della spesa per la difesa dei paesi Ue del 25% registrato tra il 2014 e il 2020 , l'allocazione delle risorse è stata guidata prevalentemente da priorità nazionali. Nel 2020 gli stati membri hanno speso solo €4,1 miliardi su progetti collaborativi (-13% rispetto al 2019).

Osservando il comparto degli aerei da combattimento, il trend di frammentazione sembra proseguire. Nel 2021, Francia, Germania e Spagna hanno trovato un accordo sui diritti di proprietà intellettuale sul Future Combat Air System (FCAS). Italia e Paesi Bassi partecipano invece allo sviluppo dei JSF-F35 dell'americana Lockheed Martin. La Svezia sta sviluppando, con Repubblica Ceca, Ungheria e Croazia, il jet Saab Gripen. Italia, Regno Unito e Svezia hanno anche un accordo per sviluppare il BAE Systems Tempest. Il risultato è che, a fronte di un solo modello oggetto di sviluppo negli USA (JSF-F35), in Europa se ne sviluppano tre (Tempest, Gripen, e Rafale), con diversi paesi europei inseriti da anni in supply chain extra-Ue. Secondo EPRS , integrando funzioni di difesa tra i 27 membri, si potrebbero risparmiare fino a €22 miliardi La frammentazione della produzione su scala nazionale genera duplicazione dei costi. Proseguendo nell'analisi degli aerei da combattimento, il costo medio stimato per unità degli F35 americani (€6-7 milioni) è circa quattro volte inferiore al costo medio atteso dei tre modelli europei (€24-25 milioni). Inoltre, le tipologie di equipaggiamento USA sono solo un sesto (30) di quelle europee (180). La duplicazione avviene prevalentemente sui costi di ricerca e sviluppo, operativi, e di manutenzione. L'aumento della spesa militare dei paesi membri post-invasione dell'Ucraina potrebbe rallentare il progetto di una difesa comune.

Oggi la spesa media europea per la difesa è di 1,5% del PIL, con pochi paesi, come Regno Unito e Francia, già oltre la soglia del 2%. Le prime reazioni al conflitto ucraino suggeriscono un allineamento dei paesi europei sulla soglia del 2% richiesta dalla NATO, che genererebbe un aumento complessivo del 40% in 5 anni . Contestualmente il tema della difesa comune è tornato al centro del dibattito pubblico. Il precedente post-Crimea del 2014 suggerisce che l'incertezza porta i paesi membri a privilegiare risposte immediate a un percorso di integrazione, più lento e con elevati costi iniziali. Ad oggi, infatti, l'ipotesi più accreditata è che le nuove risorse siano utilizzate per accelerare alcuni programmi esistenti (FCAS, Eurodrone, MGCS).

Oggi l'Ue prova a rilanciare il tema della difesa comune approvando lo Strategic Compass Il 21 marzo è stato approvato lo Strategic Compass, un piano di rafforzamento della politica di sicurezza e difesa Ue entro il 2030. Il documento si concentra sulle capacità di dispiegamento rapido in caso di crisi, le attività comuni di intelligence, e le collaborazioni intra-Ue. Tuttavia, non agisce sull'equilibrio delle supply chain, né fornisce vincoli alla spesa su base nazionale, e dunque rischia di essere incompleto per dare avvio concreto al processo di integrazione. I paesi Ue hanno bisogno di un piano più chiaro verso una vera difesa comune, e la crisi ucraina aumenta l'urgenza di un cambio di passo La crisi ucraina rischia di accentuare il trend di frammentazione visto negli ultimi anni. In più, la Brexit ha reso incerto il ruolo del Regno Unito nel progetto di integrazione europea della difesa. Per invertire la tendenza e accelerare verso la difesa comune è necessario agire rapidamente, partendo da tre priorità: riallocare i budget di spesa dai programmi nazionali a programmi comuni europei; integrare le supply chain e istituire nuove partnership strategiche tra i principali player nazionali; coinvolgere il Regno Unito nello schema di difesa comune europea.