Staffetta Quotidiana: dalla crisi un'opportunità di revisione del sistema energetico europeo

A inizio dicembre Oliver Wyman, società di consulenza strategica in ternazionale, ha organizzato l’evento “Un nuovo equilibrio nel mercato energetico”, in collaborazione con Staffetta Quotidiana, creando un’occasione di confronto per gli oltre 60 partecipanti presenti, manager del settore energetico italiano.

Base della discussione è stato un documento di scenario (disponibile in allegato) di cui questo intervento è una sintesi, con alcuni spunti di riflessione sulla necessità di ripensamento del mercato energetico europeo alla luce dello scenario di grande volatilità e incertezza di questi mesi. L’azione militare della Russia in territorio ucraino ha esacerbato la volatilità e sostenuto gli alti livelli di prezzo delle commodity, generando rilevanti impatti economici per famiglie (perdita del potere d’acquisto di circa 12 miliardi di euro nel secondo semestre 2022, secondo le stime di Confesercenti) e imprese (maggiori costi pari a 110 miliardi di euro, secondo le proiezioni di Confindustria).
Non solo, si evidenziano forti impatti anche per buona parte delle utilities italiane. Da stime Oliver Wyman, il settore della vendita luce e gas ha registrato nel 2022 una riduzione del margine tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro rispetto al 2021 e il 15% delle aziende (in particolare operatori medio/piccoli) sono in condizioni di prossimità al default per ragioni di liquidità, con possibili peggioramenti nei prossimi mesi legati al deterioramento del merito creditizio dei clienti e ad azioni regolamentari che inibiscono il recupero di marginalità, quale ad esempio il blocco delle modifiche unilaterali (art. 3 del DL aiuti bis).
Tali impatti sono conseguenza di un sistema energetico poco resiliente, che, con lo scoppio della guerra in Ucraina, ha mostrato segni di fragilità.

Confrontando i tre pilastri dell’Energy Trilemma Index che Oliver Wyman elabora dal 2010 in collaborazione con il World Energy Council, emerge come l’Unione Europea e l’Italia ottengano da molte edizioni il punteggio più basso proprio sulla sicurezza energetica. Tuttavia, dalle ultime dieci edizioni del Global Risks Report (elaborato dal World Economic Forum, in collaborazione con Marsh McLennan), si rileva come il sentiment dei decision maker globali non catturasse l’imminenza di uno shock dei prezzi delle commodity.
L’evento che più ha messo in luce le debolezze del sistema energetico europeo è sicuramente la drastica riduzione delle importazioni di gas dalla Russia. Tuttavia, ci sono altri importanti fattori che hanno contribuito alla crisi: gli effetti del cambiamento climatico, il “fermo” Covid e le passate scelte di politica energetica. I risultati di questi fattori si sono tradotti in una riduzione di produzione elettrica da nucleare francese (-56 TWh per manutenzioni programmate, interventi procrastinati nel periodo Covid, carenza di acqua per il raffreddamento dei reattori e guasti imprevisti) e della produzione da impianti idroelettrici (-52 TWh per la crisi idrica dei mesi estivi del 2022 e in parte per necessità di interventi di upgrade e manutenzione).
In tale contesto, sebbene ci sia stato un aumento di produzione elettrica tramite eolico (+32 TWh) e fotovoltaico (+28 TWh), è stato necessario compensare il deficit di produzione nucleare e idroelettrica, aumentando l’impiego di carbone e altri combustibili fossili diversi dal gas.


Per fronteggiare l’emergenza, al netto di spingere attività di diversificazione delle fonti per tutti i Paesi, l’Unione Europea ha introdotto negli scorsi mesi alcune politiche comuni (per esempio l’obbligo di un livello minimo nel riempimento degli stoccaggi dell’80% al 1° novembre 2022 e la riduzione del consumo di gas del 15% dal 1° agosto 2022 al 31 marzo 2023) e ha portato al tavolo ulteriori interventi, attualmente in discussione. Tra questi: l’acquisto congiunto di gas per almeno il 15% della domanda aggregata di riempimento stoccaggi tramite la piattaforma Ue per l’energia, l’adozione di un price cap al gas e un nuovo parametro di riferimento, complementare al TTF, che rifletta in modo più accurato le condizioni del mercato per l’incremento del GNL. In ultimo, ma non per importanza, le misure contro il caro bollette, che vanno vagliate attentamente secondo principi di trasparenza, equità e compensazione per non pregiudicare la sostenibilità e la capacità di investimento delle utilities.

Le misure introdotte negli scorsi mesi hanno permesso di ridurre i rischi legati allo sbilanciamento domanda-offerta energetica per l’inverno 2022-23. Tuttavia, ulteriori misure sono essenziali nel più lungo periodo e per mettere in sicurezza il 2023-24. Oliver Wyman ha svolto un’analisi degli scenari di copertura della domanda di gas in Unione Europea e Italia considerando livelli di riempimento degli stoccaggi a novembre al 90% (come da indicazioni Ue). A condizioni attuali si evidenza il rischio di shortage di circa 26 bcm in Ue e di circa 6 bcm in Italia. Lo scenario sconta flussi a pieno regime e domanda della Cina pari al 2022, dunque particolarmente contenuta per le restrizioni Covid.
Lo shortage di gas ha in parte deviato la traiettoria definita in sede di formulazione del fit-for-55 ed è quindi ora necessario accelerare sugli investimenti per la transizione. Oliver Wyman riporta che le risorse necessarie alla transizione energetica nel pe- riodo 2021-30 si attesteranno all’incirca tra 8,5 e 10,5 trilioni di euro in Unione Europea e tra 1 e 1,25 in Italia, non considerando scenari inflattivi particolarmente severi.

Investire nella transizione è essenziale e non più rimandabile, ma è necessario fare attenzione a non incorrere in nuove forme di dipendenza. Infatti, l’Unione Europea, in una mappa che mette in relazione il livello di dipendenza dei combustibili fossili e quota di brevetti in tecnologie per la transizione energetica, risulta nel quadrante “buyer”, sia dei combustibili fossili, sia delle tecnologie per la transizione energetica, dove Cina (con il 47% dei brevetti mondiali) e Stati Uniti (con oltre il 16% dei brevetti) risultano leader. Gli Stati Uniti hanno di recente programmato un insieme di misure per recuperare il gap con la Cina. In assenza di politiche che indirizzino tale fenomeno, l’Unione Europea rischia di trovarsi fra qualche anno (non così lontano), nel mezzo di una nuova crisi di approvvigionamento.

Le sfide della transizione e del mutato scenario energetico devono essere indirizzate attraverso un rafforzamento delle politiche energetiche comunitarie lungo quattro aree di intervento per il policy maker: mix energetico, market design, infrastrutture energetiche, e politica industriale e supply chain. In particolare:

• Per il mix energetico è necessario definire un target europeo che possa valorizzare gli asset degli stati membri. Non appare chiaro “chi debba contribuire a cosa” in base al proprio potenziale;

• Il market design non è più coerente con l’evoluzione dello scenario energetico. Il system marginal price ha iniziato a mostrare segni di inefficienza già tempo fa e lo farà più frequentemente nel futuro per l’aumento delle fonti non programmabili e prezzi di clearing delle tecnologie tradizionali molto elevati;

• Per le infrastrutture energetiche, la strada è già ben tracciata dalla presenza dei piani dell’Ue che
pongono una visione comune sugli investimenti necessari. È importante dotare i paesi membri di framework regolatori omogenei che permettano di “scaricare a terra” velocemente le risorse stanziate;
Sulla politica industriale e supply chain, l’Unione Europea ha la necessità di definire una visione del proprio ruolo sullo scacchiere globale e garantire i benefici economici, tecnologici e occupazionali dalla transizione, e non solo i costi.

 La ricerca di Oliver Wyman identifica otto principi che ispirano proposte di azioni trasversali ai quattro ambiti di intervento sui quali l’Unione Europea e l’Italia sono chiamate a intervenire per superare gli attuali limiti. 

I principi che potrebbero ispirare un’Unione Energetica Europea sono:

  • Net Zero, o meglio, positive ambition;
  • Massimizzazione degli asset dei paesi dell’Ue;
  • Coordinamento e solidarietà trastati membri e Ue;
  • Circolarità delle risorse;
  • Efficienza nell’impiego delle risorse e delle tecnologie energetiche;
  • Leadership nell’innovazione tecnologica verde;
  • Riduzione rischi di dipendenza da paesi esteri;
  • Inclusività e tutela sociale.

Gli imperativi per area di intervento:

• Mix energetico
– Si rende necessaria una strategia di implementazione che valorizzi competenze e risorse dei singoli stati. Ciò eviterebbe che questi si muovano in maniera inefficiente rispetto alle potenzialità dello scenario d’insieme;
– Ridurre il rischio di dipendenza e concentrazione da paesi esteri, oggi da combustibili fossili e do- mani dalle rinnovabili (elettrone verde, idrogeno e derivati) o tecnologie abilitanti.

• Market design
– Per il gas, oltre a continuare a spingere sulla diversificazione dell’import è necessario infrastrutturare per disporre di ade- guata flessibilità;
– Per l’elettrico sono percorribili varie opzioni già in discussione nei diversi tavoli tecnici, ma sarà fondamentale valutare meccanismi di adattamento, a fronte del verificarsi degli scenari di rischio.

• Infrastrutture energetiche
– È necessario rivalutare il quadro regolatorio per sbloccare nuovi investimenti rapidamente, tra cui:
- Durata delle concessioni idroelettriche, a fronte della disamina dei pro e contro.
- Modelli di remunerazione per gli operatori che abiliti gli in- vestimenti in accumuli (e.g. pompaggi idroelettrici, batterie) per il pieno sfruttamento della capacità di generazione rinnovabile.
- Supporto allo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica elettrica. Definizione di criteri per l’introduzione di un meccanismo di interazione standardizzato tra le amministrazioni locali, i DSO e i gestori dei punti di ricarica, nonché la diffusione di standard di interoperabilità.
- Investimenti in interconnessioni.
- Maggior coordinamento tra i piani di sviluppo delle fonti di generazione distribuita, i DSO e TSO.

• Politica industriale e supply chain
– De-risking delle catene di approvvigionamento di materie critiche per evitare di strozzare la transizione e alimentare uno scenario inflattivo nel medio termine;
– Consolidamento di «campioni» industriali europei e italiani della transizione in alcune tecnologie chiave, ad esempio:
- l’idrogeno. A tal proposito, un passo si è realizzato con la Banca europea per l’idrogeno, che ha stanziato 3 miliardi di euro per investimenti in tecnologie abilitanti;
- le smart grid;
- gli accumuli;
- il Carbon Capture, sviluppando soluzioni di utilizzo circola- re della CO2 eliminando l’estrazione da giacimenti naturali e le importazioni.

Ma quali sono le implicazioni per le utility? Il nuovo scenario ha determinato una riconfigurazione della mappa dei rischi, nel breve e medio-lungo termine. La mappa elaborata da Oliver Wyman evidenzia nel breve, liquidità, volatilità dei prezzi delle commodity, cambiamenti normativi e attacchi a infrastrutture critiche. Nel medio-lungo termine, il raggiungimento degli obiettivi net zero pone le utility di fronte alla necessità di ripensare il modello di business, l’assetto organizzativo e a volte societario, nonché la strutturazione degli incentivi manageriali. La security of supply chain è un altro tema rilevante che va affrontato per tempo, così come la severità degli impatti legati al cambiamento climatico. Con il supporto di politiche comunitarie e nazionali chiare e coerenti, le utility possono elaborare e implementare una strategia trasversale alle strutture organizzative e funzioni aziendali che possa valorizzare le opportunità della transizione lungo la value chain tradizionale e nell’ambito dei nuovi prodotti e servizi, gestire i rischi commodity e di supply chain in modo efficiente e generare al contempo valore per il territorio e gli stakeholder di riferimento.