Il Sole 24 Ore: più banche, meno tolleranza: al via i nuovi stress test Eba

Le banche europee, e tra queste nove italiane, scaldano i motori per la nuova tornata di stress test targati Autorità bancaria europea. Dopo che nel 2022 l'attenzione dei regolatori si è concentrata sui rischi connessi al cambiamento climatico con gli stress test "green", da qualche settimana il focus si sta posizionando sul nuovo format (e sulle conseguenze) degli esami che occuperanno l'intero primo semestre del nuovo anno: test che verificheranno la tenuta dei bilanci bancari a 360° in due scenari macroeconomici, uno di base e uno avverso.
Per le banche sono in arrivo alcune novità di rilievo e si prospetta qualche incertezza in più rispetto al passato. Il primo elemento nuovo è costituito dall'ampiezza della prova. La platea delle banche interessate dai test sarà praticamente il 50% in più rispetto al passato: i test riguarderanno 76 istituti del Vecchio Continente. In Italia sono nove gli istituti italiani chiamati al banco di prova contro i cinque del 2021: a Intesa Sanpaolo, UniCredit, BancoBpm, Mediobanca e Mps quest'anno si aggiungeranno Bper, Credem, Iccrea e Cassa Centrale Banca. Chiaro che l'allargamento del campione a livello europeo creerà inevitabilmente un maggiore pressing competitivo sugli istituti, visto che i risultati dei test saranno poi diffusi al mercato a fine luglio.

Le altre novità toccano invece le modalità con cui sono pensati gli esami stessi e quindi a cascata i possibili effetti. Un assaggio si è avuto a inizio novembre, quando l'Eba ha alzato il velo sulle note metodologiche: da qui è emerso con chiarezza come l'Authority voglia concedere minore spazio alle banche nel simulare autonomamente gli impatti degli scenari, come invece avvenuto fino ad oggi. E questo spinge a pensare come questa volta gli esiti dei test possano essere forse più eterodiretti. «Il tema riguarda da vicino ad esempio i proventi da commissione, fronte su cui le banche prima potevano usare i modelli interni per proiettare le variabili macroeconomiche e che invece in questa tornata saranno elaborati direttamente dalle autorità di supervisione», spiega Davide Romeo, partner di Oliver Wyman. Un approccio più prescrittivo sarà seguito anche sulla verifica dell'andamento del rischio di credito nei singoli settori economici. L'analisi dell'Eba, in particolare, andrà a scandagliare più nel dettaglio gli effetti del caro-energia o dei diversi scenari di variazione del Pil sui singoli settori Ateco, «con particolare attenzione al manifatturiero, dove sarà richiesta maggiore granularità vista l'esposizione allo shock energetico e all'inflazione».

L'incertezza riguarda invece le coordinate degli scenari, perché da queste dipenderanno gli esiti dei test. A fronte di un contesto in cui il mercato mette in conto tassi in rialzo, quali saranno le indicazioni dell'Eba per lo scenario avverso? La questione è di rilievo per le banche italiane, che fino ad oggi del rialzo dei tassi stanno beneficiando in maniera significativa, vista la loro esposizione all'attività di lending tipica delle banche commerciali. Un rialzo dell'Euribor impatta positivamente sul margine di interesse ma a livello di singole banche l'effetto finale poi «dipenderà dalle strutture dei bilanci e dalle dinamiche dell'esercizio», aggiunge il consulente.

Il quadro sarà un po' più chiaro a gennaio, quando l'Eba pubblicherà nel dettaglio gli scenari. Intanto tra le banche si respira un'aria di attesa mista a incertezza. Alcuni osservatori, a taccuini chiusi, temono un cambio di passo da parte dei regolatori europei all'insegna di un maggiore zelo, confermato (si veda articolo a lato) anche dalla massima attenzione che gli ispettori Bce stanno dedicando in queste settimane al tema del rischio di credito.

Si vedrà. La road map d'altra parte è tracciata: entro marzo le banche invieranno a Bce ed Eba le prime elaborazioni dei dati relativi ai bilanci relativi al 2021. Poi scatteranno le interlocuzioni con Eba e Bce, che da parte loro effettueranno le verifiche, per arrivare a fine luglio con i risultati. Di certo gli esiti dei test saranno importanti per capire eventuali richieste che confluiranno nei processi Srep: in particolare nella cosiddetta guidance di secondo pilastro, il requisito di capitale minimo sopra il quale le banche possono distribuire (o meno) dividendi e fare buyback.